venerdì 31 maggio 2013

Poesia di Giulia Abbadessa

Queste parole sono scritte
col sangue mestruale delle partigiane
e con lo sperma dei partigiani
che hanno fottuto il tumore tirannico.
Hanno sputato denti e rabbia
e i loro stomaci si sono svuotati delle farfalle
che ci dormivano.
Hanno partorito dalle loro gole la loro madre:
Libertà, ti vediamo ancora nei campi
correre sui cavalli dalle vene pulsanti.
Il sangue dei giusti macchierà la terra
ma vi germoglieranno mille papaveri rossi.
L’inchiostro scorrerà emoragico
per inneggiare te , mia Libertà,
ma non saranno la parole di un poeta a lusingarti,
ma il ruggito del debole che si fa salvatore
e dalla croce ti tirerà via,
strapperà la corona di spine
con la quale ti hanno cinto le tempie
e noi non attenderemo la tua resurrezione
poiché dalla porte sei immune.
Sei stata cagna randagia grondante parassiti,
sei stata puttana degli angeli rossi,
narcotizzata e violentata.
Ma adesso, noi,
figli di un dio ubriaco
chiediamo asilo al tuo ventre,
torneremo feti e cresceremo nel tuo corpo.
Congiungi le nostre mani in preghiera
e non ci indurre in schiavitù
ma liberaci dal male. Giulia Abbadessa

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